sabato 9 maggio 2020

Dura scorza di cuoio e morbida pelle rovente


La tua calligrafia mi ha emozionato.
Mi è caduto subito l’occhio su quel particolare, prima ancora di leggere il contenuto del biglietto, lì sotto la pioggia, in quell’ibrido di luce e tenebra.
Forse è una cosa che non ti piacerà, già lo so.
Ho notato quella piccola imperfezione, un’indecisione nel tratto, un punto interrogativo che si sovrappone alla parentesi, e poi ancora punti interrogativi.
Ho sentito l’esitazione, tua, e forse anche un po’ di nervosismo (c’era qualcuno che ti pressava mentre scrivevi?), l’ho percepita sulla pelle, mi è sembrato come di udire il battito del tuo cuore accelerato, insieme al mio che lo ascoltava.
Era come un balbettio dell’anima.
Qualcosa di magico, che la scrittura digitale non potrà mai rendere.
Qualcosa che forse ti fa inorridire, ma che rende ebbro di piacere me.
Lo sai vero che effetto fai agli altri.
Appari bella, di una bellezza superba, invincibile.
Impossibile da amare, forse anche da desiderare.
Inafferrabile come una dea e lo splendido e folle diamante della “tua” canzone (di cui mi sono innamorato).
Eppure anche gli dei invidiano la nostra mortalità, e le debolezze che porta con se.
Solo noi, esseri imperfetti e colmi di paure, siamo in grado di amare, di vivere così intensamente, proprio perché sappiamo di essere già morti.
Alcune volte ho paura di te, perché nella tua apparente perfezione non lasci spiragli, non concedi  speranza.  
Quelle volte che mi fai (Intra)vedere una tua debolezza mi batte il cuore all’impazzata, si risveglia pieno di ardore, pronto a proteggere e ad amare quel tenero e debole fagottino che gli hai donato.
Fai bene ad esserti resa di scorza dura e scintillante, e deve essere stato tanto faticoso indossarla.
Ti hanno fatto soffrire, l’hai dovuto fare, quella scorza ti ha fatto sopravvivere ieri e ti protegge oggi.
Fai bene.
Ma io sento che mi parli da lì dietro, parli un linguaggio che capisco, mi chiedi qualcosa nella mia lingua.
O forse è talmente grande il desiderio che tu lo faccia che oramai sento le voci.
Continua a proteggerti, ma fai vedere a qualcuno quello che hai dentro, “prima che il giorno ti rubi la luce” risplendi della tua bellezza segreta, una cosa così bella non puoi tenerla solo per te.
Lascia che qualcuno, prima o dopo, si accorga di te, mortale che vivi sotto le sembianze di dea.
Non devo essere necessariamente io, mi tremano le vene al solo pensiero, al desiderio.
Se pensi che il “tuo” uomo sia degno di tale dono non privarlo di questo.
Io quello che sono riuscito ad avere me lo tengo stretto per sempre nel petto come il più prezioso dei regali.
La foto nella mia ultima opinione è una donna bellissima e sensuale che slancia il suo petto come a volersi svelare, senza pudore ci mostra i suoi seni turgidi che incorniciano la sua ferita ancor più splendida.
Sembra di cuoio la sua scorza, ma sotto nasconde morbida pelle infuocata.
Amerò per sempre sia l’una che l’altra.

a 2015

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