mercoledì 27 marzo 2019

Anima nera

Rendono triste anche me i miei pensieri.
Ancora di più perché sono i miei, non di qualcun altro che puoi allontanare.
Sono combattuto tra l’andarmi a nascondere per essermi mostrato tanto brutto come sono
E il venirti a cercare per la paura di averti persa.

Mi ricordo che durante il servizio militare avevo un commilitone al quale mi ero legato
Bravo ragazzo, eravamo in sintonia su molte cose
Finché mi racconta una cosa, scopro che aveva lavorato al mattatoio
Avevo solo una conoscenza superficiale di quello che succedeva là dentro
Immagini che avevo visto in filmati televisivi, immagini per me scioccanti
Di crudeltà e violenza inaudita, occhi impauriti  e imploranti
Che appartenessero ad animali e non a persone per me non faceva differenza alcuna, anzi
Forse era un aggravante
Non solo ci aveva lavorato
ho capito che lo trovava divertente uccidere quelle povere bestie
Ho cercato di calmarmi, di pensare alle cose buone e giuste che faceva quel ragazzo
Lo avevo aiutato per questo
Ho provato a riparlarci, ma sono bastate poche parole fuori posto per farmi infuriare
Avrei voluto condurlo al macello come ha fatto con le sue vittime indifese.
Non vedevo l’ora di non incontrarlo più, di cancellarlo dalla mente,
ogni volta che pensavo a lui pensavo alle cose orribili che aveva fatto
mi dava anche fastidio giudicarlo ad essere sinceri
trovavo pretesti per non frequentarlo, per trattarlo male perché non volevo si sentisse giudicato per quella discussione, facevo in modo che sembrasse superata.
Mi sembrò che ci fosse rimasto male, che tenesse al mio giudizio.
Che senso avrebbe avuto discutere ancora su quella cosa?
Non si può insegnare una cosa così, o ce l’hai dentro o non la capirai mai, anche spiegata in un milioni di modi.



Lo so che non puoi, non riesci e non vuoi tollerare qualsivoglia violenza che sia anche solo pensata
Non te lo chiedo.
Ti chiedo solo di credere che non ho mai fatto del male a nessuno volendolo
Ho “solo”, alcune volte, reagito con una violenza doppia o tripla a chi ha cercato di farne a me o a qualcuno che non poteva reagire.
La frase era infelice, frutto di un pensiero infelice, me ne rendo conto.
Ma era dentro di me prima che sfogasse fuori, veniva dalla parte buia della mia anima, quella più nascosta e impresentabile.
È un'eredità ancestrale, la devo ai miei padri predatori, si passa di generazione in generazione e aspetta che serva di nuovo.
È un peso doverla ereditare, poi portare, e infine trasmettere come un morbo.
Un peso grande per me, perché non posso allontanarla come feci con il commilitone.

Spero che la tua memoria ti faccia dimenticare
Vorrei poterlo fare anche io
Ti giuro su quello che ho di più caro che soffro nel veder soffrire, soffro molto del dolore altrui
Questo mi garantisce di non poter mai far del male, anche se ne avessi l’istinto.
Vorrei non perderti.



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