Rendono triste anche me i miei pensieri.
Ancora di più perché sono i miei, non di qualcun altro che
puoi allontanare.
Sono combattuto tra l’andarmi a nascondere per essermi
mostrato tanto brutto come sono
E il venirti a cercare per la paura di averti persa.
Mi ricordo che durante il servizio militare avevo un
commilitone al quale mi ero legato
Bravo ragazzo, eravamo in sintonia su molte cose
Finché mi racconta una cosa, scopro che aveva lavorato al
mattatoio
Avevo solo una conoscenza superficiale di quello che
succedeva là dentro
Immagini che avevo visto in filmati televisivi, immagini per
me scioccanti
Di crudeltà e violenza inaudita, occhi impauriti e imploranti
Che appartenessero ad animali e non a persone per me non
faceva differenza alcuna, anzi
Forse era un aggravante
Non solo ci aveva lavorato
ho capito che lo trovava divertente uccidere quelle povere
bestie
Ho cercato di calmarmi, di pensare alle cose buone e giuste
che faceva quel ragazzo
Lo avevo aiutato per questo
Ho provato a riparlarci, ma sono bastate poche parole fuori
posto per farmi infuriare
Avrei voluto condurlo al macello come ha fatto con le sue
vittime indifese.
Non vedevo l’ora di non incontrarlo più, di cancellarlo
dalla mente,
ogni volta che pensavo a lui pensavo alle cose orribili che
aveva fatto
mi dava anche fastidio giudicarlo ad essere sinceri
trovavo pretesti per non frequentarlo, per trattarlo male
perché non volevo si sentisse giudicato per quella discussione, facevo in modo
che sembrasse superata.
Mi sembrò che ci fosse rimasto male, che tenesse al mio giudizio.
Che senso avrebbe avuto discutere ancora su quella cosa?
Non si può insegnare una cosa così, o ce l’hai dentro o non
la capirai mai, anche spiegata in un milioni di modi.
Lo so che non puoi, non riesci e non vuoi tollerare
qualsivoglia violenza che sia anche solo pensata
Non te lo chiedo.
Ti chiedo solo di credere che non ho mai fatto del male a
nessuno volendolo
Ho “solo”, alcune volte, reagito con una violenza doppia o
tripla a chi ha cercato di farne a me o a qualcuno che non poteva reagire.
La frase era infelice, frutto di un pensiero infelice, me ne
rendo conto.
Ma era dentro di me prima che sfogasse fuori, veniva dalla
parte buia della mia anima, quella più nascosta e impresentabile.
È un'eredità ancestrale, la devo ai miei padri predatori, si
passa di generazione in generazione e aspetta che serva di nuovo.
È un peso doverla ereditare, poi portare, e infine
trasmettere come un morbo.
Un peso grande per me, perché non posso allontanarla come
feci con il commilitone.
Spero che la tua memoria ti faccia dimenticare
Vorrei poterlo fare anche io
Ti giuro su quello che ho di più caro che soffro nel veder
soffrire, soffro molto del dolore altrui
Questo mi garantisce di non poter mai far del male, anche se
ne avessi l’istinto.
Vorrei non perderti.
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