martedì 19 marzo 2019

La nuvola e le frecce


L’hai mai provata una gioia da piangere disperata?
Come fosse finito un incubo, o che qualcosa di assolutamente insperato si fosse avverato, un miracolo inatteso, uno scampato pericolo per te o per qualcuno che ami.
Un pianto dirotto che ti lascia uno straccio, che ti svuota delle tossine accumulate, che sfoga in un sol attimo paure, ansie, incomprensioni, eppure ti rende felice.
Un pianto così, una tale felicità, presuppone un dolore, una frustrazione da cui ci si libera.
E più è il male covato, in tutte le sue forme, tanto maggiore è il godimento di cui ci nutriamo espellendolo.
Si, hai ragione, la nuvola e la freccia non possono vivere l’una senza l’altra.
Né morire.
La nuvola nutre solo un corpo martoriato dalle frecce, il male ci spreme come spugne e ci priva di ogni cosa, ma allo stesso tempo ci rende la capacità di assorbirne di nuove e belle, anche se il processo non è senza dolore.
L’estasi ed il tormento non possono vivere separati, non in questo mondo.
L’amore non arriva mai ad un’anima forte, sana, questo l’ho imparato a mie spese.
La quinta essenza della vita che cerca solo chi la vita non l’ha dentro, ma solo fame di essa.
Un assurdo paradigma.
Chi ha tante passioni, tanti amici, tanti motivi per vivere non potrà mai sapere cosa si prova ad averne uno solo che li racchiude tutti insieme, in un solo volto, in una sola voce.
 Quel terrore indicibile che si prova temendo di perderlo, l’aria che senti mancare quando non c’è, la gioia folle che ti lacera il petto quando rivedi quel volto, ascolti la sua voce.
È così che mi sento quando leggo le tue parole abbandonate per me sul monitor.
Io non l’ho mai vista una persona “sana” impazzire di gioia per questo.
Io non ho mai visto una persona “sana” impazzire di gioia.
Se pensi che io non possa amarti perché mi sento solo, ferito, impaurito, frustrato, e chi più ne ha più ne metta ti sbagli di grosso.
Non ho gli occhi foderati di prosciutto, ci vedo benissimo.
Nessuna “svista”.
Ho tanta paura che tu non sappia di cosa parlo.
Le persone non si amano solo per la chimica, la passione si che, almeno all’inizio, può annebbiarti la vista.
E non si amano solo perché imparano a conoscersi, col tempo ad apprezzarsi, quello è affetto, stima.
Tu non sei un accessorio in tutto questo mia cara, sia la scintilla divina.
Quella che permette la combustione dell’aria satura di cose corrotte di divampare in un’enorme fiamma purificatrice.
Una fiamma che ti brucia con forza le viscere ma che dona calore a chi la riceve.
Non basta una persona qualsiasi per questo.
Ad ognuno serve la propria, la mia eri tu.
So già che non farò una bella fine, non sono un illuso, anche se mi piace sognare.
Mi aspettano nuovi tormenti quando ti verrò a noia, quando più nessuna curiosità alimenterà il tuo sguardo che si poggia su me, quando mi sostituirai con altro, altri.
Ma che colpa ne avrai di questo amore?
Ed io?
È un libro già scritto, e tutte le mie forze non cambieranno le sue pagine.
Mi batterò e scalcerò furiosamente per ribellarmi, sciocco che sono.
Non dovevi fare qualcosa per ricevere questo “credito emotivo” (nutro antipatia per questo termine, scusami), perché mai avresti dovuto?
Che diavolo di amore sarebbe mai quello?
Qualcuno deve pur darlo senza un motivo apparente, logico.
Non trovi?
Se tutti aspettassimo di riceverne per contraccambiare il mondo sarebbe in stallo.
Non chiede niente in cambio il mio amore per essersi donato, non sarebbe tale se così fosse.
Chiede solo che non lo mortifichi chiamandolo “svista”, “malinteso”.
Ti supplico, è solo per te.
Che beffa sarebbe se a tutto questo tu non riesca neanche a credere.
Gli occhi mi fanno male.

a 2014

3 commenti:

  1. Ma sai che anche io spesso mi ritrovo in pensieri simili?
    Che poi sono pessimisti e realisti, questo è.
    L'amore prima o poi finisce, chi ne soffrirà? La fiamma che ancora brucia...

    Moz-

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  2. Non si capisce molto di che parli

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  3. oh si che si capisce invece. E.

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