giovedì 11 luglio 2019

Cortometraggi notturni

C'è una luce che proviene dalla cucina
è una luce accecante, rompe questo buio denso che avvolge il mio sonno
mi alzo quasi incosciente
come un automa assonato mi dirigo verso la cucina
chiudo gli occhi, vado a memoria
la luce colpisce con violenza la pupilla abituata alla tenebra
fa male
stringo le palpebre ancora di più
le serro
il frigo smette di emettere la sua luce e quel rumore di compressore affaticato
tutto piomba nuovamente nel silenzio
ma non è un silenzio che puoi ascoltare in questo mondo
c'è il silenzio delle cose che tacciono
questa casa invece è nel nulla, senza fine

Non esiste qualcosa lì fuori che possa produrre suoni o visioni
tutto si limita nello spazio angusto di queste piccole mura
una navicella nello spazio cosmico
tra me e il niente solo queste mura sottile
il frigorifero sembra l'unico mio compagno di viaggio
vado per tornare nella mia camera da letto
lo vedo
sdraiato su quella branda, nell'ombra
il capo divelto a scoprire la carotide
degli occhi intravedo solo il bianco
le pupille sembrano voler scomparire dietro la fronte
da l'idea di un dolore estremo
il suo spirito è già morto
è' solo un vecchio corpo che combatte contro il suo dolore ormai
emette un suono cavernoso, è un lamento
un tremito di pelle e ossa, cadenti
stringe la spalliera con la mano sinistra
una tensione figlia di un insopportabile male
torno a dormire
non saprei come aiutarlo, davvero
siamo solo io e lui qui dentro?

Il sonno che mi invade è pieno di angoscia
sono io quello nell'altra stanza?
adesso chiuderò gli occhi
per non sapere se li aprirò di nuovo.
c'è una luce che proviene dalla cucina
c'è una luce che proviene dalla cucina

una luce insopportabile

a 2018



Che suono ha una lacrima?

Scivolo in avanti attraverso un lungo corridoio, largo quanto basta per allargare le braccia, no finestre, no niente, ogni pochi metri c'è una porta da aprire
la apro
si richiude automaticamente alle mie spalle, di botto, sigillandosi come nemmeno una porta blindata
impossibile tornare indietro
unica scelta concessa sarebbe quella di non andare avanti, lasciare chiusa la porta successiva,vivere per sempre in quel metro quadro di gioia o di dolore
perché è così che funziona 
ogni passaggio è associato ad uno stato emotivo che ti avvolge senza soluzione di continuità
non si può sapere quale fin quando la porta non si richiude sulla tua schiena
in lontananza, ovattato come se arrivasse dalla profondità degli abissi o delle galassie, sento il rumore dei passi di altri viaggiatori
il mio corridoio non è unico, ma è uno tra le decine di migliaia di corridoi paralleli ognuno con le sue porte d'acciaio
poggio l'orecchio alla parete
a fatica riconosco l'eco di decine di migliaia di sospiri
risate
lacrime
che suono ha una lacrima?
Oggi sono nel mio metro quadro di tristezza
niente può impedire che me ne aspetti un altro metro quadro dietro la porta che ho di fronte
ma a breve la apro.


Poggio l'orecchio alla parete
ancora ti sento.

e 2019

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